Un restauro rinnegato: la ricostruzione della facciata della basilica di San Bernardino all’Aquila

Carla Bartolomucci

Abstract


I lavori di consolidamento e restauro compiuti nel secolo scorso sulla facciata della basilica di San Bernardino non solo costituiscono una vicenda del tutto inedita, ma offrono diversi motivi di riflessione.

La scissione tra struttura e forma, su cui è basato l’intervento del Genio Civile, produce in questo caso una scelta estrema e scarsamente fondata su una reale pericolosità. È evidente una singolare distanza tra le acquisizioni teorico-metodologiche e la prassi, diretta a proseguire quanto già realizzato in passato senza alcuna riflessione critica.

La monumentale facciata cinquecentesca fu smontata quasi integralmente e ricostruita con un telaio interno in calcestruzzo armato nel 1958-1962, nonostante fosse risultata illesa sia nel 1703 (quando il terremoto danneggiò la cupola, poi ricostruita), sia nel 1915 durante il sisma che distrusse la Marsica.

Oltre alla inopportuna demolizione, sorprende l’oblio che caratterizza la vicenda qui ricostruita puntualmente sulla base delle relazioni tecniche e dei documenti di contabilità del cantiere.

I recenti eventi sismici hanno sottoposto la facciata ad un collaudo rivelatosi efficace, confermando piuttosto la vulnerabilità della cupola e del campanile (già manifestatasi in passato); oggi tuttavia non si può ignorare la reale consistenza della fabbrica e le future criticità conservative, né persistere nella ostinata separazione tra questioni strutturali e di restauro, come se questo riguardasse solo l’aspetto superficiale.

 


Parole chiave


storia dei restauri; terremoti; consolidamento; monitoraggio; Fondo Edifici di Culto.

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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR385

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Copyright (c) 2023 Carla Bartolomucci

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