L’architettura dei villaggi agricoli per metropolitani nella Quarta sponda (1934-1940)
Abstract
La colonizzazione demografica intensiva della Libia era il risultato dell’ambizioso programma politico e ideologico messo in atto dal Fascismo, dagli anni Venti ai Quaranta, con lo scopo di ruralizzare e valorizzare territori poco antropizzati grazie al lavoro agricolo dei nuovi coloni arrivati dall’Italia. In Cirenaica e in Tripolitania, tra il 1934 e il 1940, erano stati realizzati ventiquattro villaggi rurali e borgate da quegli architetti che avevano ricevuto la “chiamata coloniale”, un’occasione per sperimentare l’“architettura della mediterraneità”. Dall’analisi critica di questi progetti sono stati individuati degli elementi “generatori” ricorrenti di carattere paesaggistico, urbanistico e architettonico, imprescindibili e comuni a tutti gli impianti planimetrici anche se a una scala diversa e con soluzioni più o meno articolate e complesse, come a esempio la piazza e la chiesa. Per la propaganda di regime, il centro rurale veniva assunto sia come il veicolo per trasmettere i valori e il simbolismo della strategica politica sia come lo strumento attraverso il quale attuare tutti gli interventi atti a favorire la trasformazione libico. Queste architetture sono state più “narrate” che realmente vissute, perché l’effettivo “funzionamento” era stata relegato a un intervallo temporale molto breve. Inoltre, possiamo affermare che i villaggi rurali e il sistema delle case coloniche sono dei luoghi idealizzati e quasi bucolici, tanto da farci risultare la vicenda come un tardo tentativo anacronistico.
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PDFDOI: https://doi.org/10.14633/AHR360
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Copyright (c) 2022 Maria Rossana Caniglia

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ArcHistoR è una rivista open access e peer reviewed (double blind), di Storia dell’architettura e Restauro, pubblicata con cadenza semestrale dall'Università Mediterranea di Reggio Calabria (Laboratorio CROSS - Storia dell'architettura e Restauro, dAeD - Dipartimento di Architettura e Design).
ISSN 2384-8898

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