Architettura religiosa e committenza nella Brescia post-tridentina. Il contributo di Giuseppe Dattaro tra dinamiche progettuali e intuizioni innovative

Elisa Sala

Abstract


In chiusura del Cinquecento anche Brescia si interroga sull’urgenza di aggiornare le proprie architetture religiose. Proprio all’interno di questo quadro d’azione, si intende dar notizia di due cantieri ancora poco noti: quello della parrocchiale di Pontevico e della collegiata di Verolanuova, feudi collocati nell’area oggi nota come Bassa Bresciana, sotto la giurisdizione dei nobili Gambara.

Inedite carte d’archivio consentono di attribuire al cremonese Giuseppe Dattaro sia la stesura dei grafici iniziali sia la conduzione del cantiere pontevichese (dal 1583), attestando un suo concreto apporto anche al disegno della chiesa di Verolanuova. Le fabbriche in esame divengono occasione per la messa a programma di soluzioni innovative in grado di arricchire le capacità professionali e ideative finora attribuite a Dattaro grazie alla formulazione di proposte per coperture ellittiche e riflessioni sull’integrazione tra organismo architettonico e spazi per la musica e il canto confermando, al contempo, quanto la vivacità dei territori di confine favorisca la nascita di opportunità progettuali che contribuiscono a garantire a Brescia un ruolo primario nell’ambito del rinnovamento del linguaggio architettonico e artistico del secondo Cinquecento padano. Il mecenatismo di casa Gambara, inoltre, concorre a rafforzare il legame tra il cremonese e la sfera gonzaghesca preparandolo al successivo ruolo di prefetto delle fabbriche mantovane del duca Vincenzo I (1590-1595).


Parole chiave


Giuseppe Dattaro; Bresci; Famiglia Gambara; Architettura religiosa; XVI secolo

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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR355

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