Vulnerabilità dei beni storico-artistici e loro conservazione. Il caso della decorazione absidale nell’ex chiesa di San Nicolò a Ferrara

Francesca Pasqual

Abstract


La volontà di conservare apparati decorativi appartenenti al patrimonio storico ha stimolato nel recente passato lo sviluppo di approcci alla valutazione della vulnerabilità sismica di oggetti caratterizzati da tali presenze. Il DPCM 9 febbraio 2011[1] risponde a tale esigenza definendo un nuovo stato limite di verifica (SLA) che per sua natura associa per la definizione del rischio diverse competenze in una sorta di expertise interdisciplinare.

Molto spesso l’approccio conoscitivo risulta oneroso e difficoltoso per la messa in evidenza della consistenza e dello stato di conservazione degli apparati decorativi, frequentemente occultati da trasformazioni successive.

L’articolo è l’esito della ricerca condotta sull’abside dell’ex chiesa di S. Nicolò a Ferrara e vuole dimostrare come l’attento uso delle fonti archivistiche e l’osservazione diretta di tecniche esecutive e di segni di trasformazione possa definire percorsi della conoscenza che non implicano indagini dirette sul manufatto, consentendo una valutazione qualitativa sullo stato di conservazione degli apparati decorativi a supporto di successive verifiche quantitative.


[1]. Direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri 9 febbraio 2011: “Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008”.

 


Parole chiave


beni artistici; vulnerabilità sismica; beni culturali; dipinti murali; edifici in muratura

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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR349

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