Oltre il progetto di conservazione. I restauri del XX secolo della chiesa di Santa Maria Maggiore a Tuscania (VT).

Chiara Circo, Luciano Antonino Scuderi

Abstract


La basilica di Santa Maria Maggiore a Tuscania è una costruzione di impianto medievale che ha visto nei secoli il susseguirsi di interventi diversi e lunghe fasi di abbandono. L’immagine odierna della chiesa è il risultato di alcuni restauri realizzati tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del Novecento che hanno apportato sostanziali trasformazioni nell’intento di restituire un’immagine della chiesa che è la traduzione in cantiere di un modello ideale non sempre corroborato da dati certi. Il tutto profittando prima dei fondi della ricostruzione post-bellica e poi dei finanziamenti per la ricostruzione post sisma di Tuscania del 1971. Il modello ideale sono i disegni di Luigi Leporini, architetto ascolano in servizio presso la Soprintendenza dei Monumenti del Lazio a partire dal 1939.

Il saggio ricostruisce gli interventi attuati sulla base dell’analisi di fonti iconografiche e documentali edite e inedite e un successivo riscontro diretto sull’edificio. L’analisi dei cantieri di restauro consente di indagare le modalità costruttive utilizzate per il consolidamento degli edifici murari nel secondo Novecento e, al contempo, mette in luce il permanere della volontà di riacquisire un’ipotetica immagine originaria.

Lo studio aggiunge, dunque, nuovi elementi alla storia costruttiva della chiesa e consente di avanzare alcune considerazioni generali su un approccio al restauro dei monumenti alla ricerca di un difficile equilibrio tra ragioni strutturali e istanze di riconfigurazione che, ancora negli anni Settanta del Novecento, si basano sul confronto analogico con “esempi coevi e vicini”.


Parole chiave


Luigi Leporini; storia del restauro; dopoguerra; terremoto

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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR361

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  ISSN 2384-8898

    

 

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