Patrimoni d’interesse: la conservazione della città del Novecento a Pescara tra mito e realtà

Claudio Varagnoli

Abstract


Nata dalla fusione di due nuclei preesistenti, Pescara ha costruito di sé un’immagine che esclude un centro storico vero e proprio. Questo ha avallato continui interventi di demolizione e sostituzione anche in tempi recenti. Un primo censimento del patrimonio architettonico svolto da L. Bartolini Salimbeni negli anni Novanta mise in luce un’edilizia storica di tutto rispetto, che una variante del PRG, approvata nel 2007, avrebbe dovuto difendere.

Tuttavia le demolizioni recenti di edifici interessanti (la Stazione di Porta Nuova, la ex Centrale del Latte, una filanda dei primi del Novecento) procedono tra le proteste di cittadini e associazioni. Il Comune ha cercato di porre riparo alla situazione, affidando ad un gruppo di esperti la consulenza alla revisione del PRG vigente. E’ stata quindi conclusa una nuova schedatura che riprende e amplia il lavoro di Bartolini Salimbeni. Tuttavia, la giustizia amministrativa ha respinto questi ed altri tentativi di tutela, contestando l’applicazione di norme restrittive da parte del Comune. Solo la Soprintendenza, infatti, potrebbe applicare tali restrizioni. Il saggio pone in luce la necessità di affinare gli strumenti di tutela alternativi ai tradizionali “vincoli”. Ma sottolinea anche come in Italia gli aspetti economici e finanziari del “patrimonio” siano comunque prevalenti. Nuovi pericoli minacciano altri importanti edifici della città, come lo Stadio Adriatico, opera di Luigi Piccinato (1952-56). La questione non riguarda solo la conservazione dei monumenti, ma la salvaguardia della qualità della vita degli abitanti: il rischio è che le nostre città si riducano a semplice merce.

Parole chiave: Pescara, Conservazione, Novecento, Demolizioni, Patrimonio


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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR030

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