Un piano per Venezia (1886-1895). Conflitti e contraddizioni intorno al risanamento della città

Alessandra Ferrighi

Abstract


Camillo Boito, Alfredo D’Andrade e Federico Berchet si trovarono a lavorare nella commissione nominata dal Ministro dell’Istruzione per la valutazione del piano di risanamento di Venezia.

Il progetto di piano prese avvio all’indomani della legge speciale per Napoli (n. 2892, 15 gennaio 1885) quando nel dicembre 1886 il Consiglio comunale approvò la delibera con quaranta interventi per la città. Il piano proposto era suddiviso in “Piano di risanamento” con ventidue progetti da eseguirsi nell’arco di una decina d’anni e “Piano regolatore” con altri diciotto da realizzarsi in un arco più ampio.

Dopo un’attenta analisi da parte della Sottocomissione edilizia, anche attraverso sopralluoghi, nel 1889 il Consiglio pubblicò l’elenco rivisitato con i progetti che confermavano nuovi tracciati viari con demolizioni e ricostruzioni, finalizzati al risanamento della città. Quando il piano divenne di dominio pubblico non mancarono le polemiche. S’innalzarono innumerevoli voci di protesta, preoccupazioni legate alla “incolumità artistica”, alla possibilità che il carattere della città fosse irrimediabilmente alterato.

Il Ministro dell’istruzione pubblica intervenne al fine di “acquetare ogni lamento”. Incaricò una commissione mista composta da dieci membri – cinque di sua nomina, due del Ministero dei lavori pubblici, gli altri della Municipalità, – di esaminare i progetti “sul posto”, giudicandone l’attuabilità o meno e proponendo eventuali modifiche al piano. Boito ne era il presidente. La relazione e le tavole allegate mostrarono come, caso per caso, si ridimensionasse l’entità degli interventi, a volte respingendoli, riducendo le demolizioni e le nuove arterie. Prevarrà la storia della città alle ragioni igieniste.

Parole chiave


Venezia; Piano di risanamento

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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR136

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