«Il grado delle famiglie e l’onor dell’architetto»: il blasone nelle Istruzioni elementari di Bernardo Antonio Vittone

Luisa Gentile

Abstract


Nelle Istruzioni elementari (Lugano 1760) Vittone inserisce un lungo articolo, insolito per la manualistica architettonica, intitolato Del blasone o arte araldica. Riprendendo un’idea di Serlio, egli intende mostrare ai giovani apprendisti come una composizione araldica felice, applicata a un’architettura, celebri l’onore del committente, e, per riflesso, dell’architetto. A questa sensibilità per l’araldica non è estraneo il fatto ch’egli stesso sia titolare di uno stemma, segno di distinzione. Lo sviluppo del discorso tecnico ha poco di originale, ma è indicativo degli orientamenti culturali di Bernardo, che in quest’ambito dipende in pieno da una tradizione didattica seicentesca, francese e gesuitica, rappresentata soprattutto da padre Claude François Ménestrier. La prospettiva più originale arriva dalla lezione romana e dal maestro Juvarra, con la sua Raccolta di varie targhe di Roma, che lo portano a riconoscere il ruolo della “bizzarria dell’invenzione”. Questa viene esemplificata da stemmi di ecclesiastici e dignitari di corte piemontesi, che restituiscono una rete complessa di relazioni che vanno oltre la committenza. Non meno complessa è l’interpretazione di una riflessione sul rapporto tra nobiltà, merito e virtù. In sintesi, l’araldica appare uno dei tanti prismi attraverso i quali Vittone, uomo a cavallo tra epoche e culture diverse, osserva la società in cui vive, reinterpretando la tradizione.


Parole chiave


araldica; gesuiti; geroglifici; Filippo Juvarra; nobiltà

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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR323

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