III. Borromini architetto e gli altri

Tommaso Manfredi

Abstract


III.1 Tra Maderno e Bernini: disegni per palazzo Barberini alle Quattro Fontane

Questo capitolo analizza il ruolo del giovane Borromini nella progettazione e nella realizzazione del palazzo della famiglia papale dei Barberini alle Quattro Fontane fra Carlo Maderno, che elaborò il progetto iniziale, e Gian Lorenzo Bernini, che prese la direzione dell’opera, dopo la morte di Maderno, il 31 gennaio 1629.

Borromini redasse i primi disegni di progettuali come principale collaboratore di Maderno e quindi fu impegnato nella prima fase attuativa sotto la direzione di Bernini fino al 1632-1633, quando i rapporti tra i due si deteriorarono irrimediabilmente.

Ciò appare congruente con la convinzione espressa da Borromini a monsignor Virgilio Spada che il palazzo fosse interamente opera sua.

L’autoattribuzione di Borromini del palazzo Barberini, raccolta da Spada e tramandata anche dal biografo Giovanni Battista Passeri (ante 1679) e dal nipote Bernardo Castelli (1685), è qui confrontata con l’analisi di alcuni disegni riguardanti la facciata principale (ovest), la facciata posteriore (est) e il portale del salone, intesi come elementi chiave per definire il suo effettivo apporto creativo prima dell’inizio della sua carriera di architetto indipendente.

 

III.2 Tra Peparelli e Rainaldi: progetti per monsignor Alfonso Gonzaga

Un documento d’archivio del 1644 associa il nome di Francesco Borromini a un modesto intervento edilizio da compiere in un palazzo a Montecitorio appartenente a un “monsignor Gonzaga”, finora sconosciuto, ma ora identificabile con l’arcivescovo emiliano Alfonso Carlo Gonzaga (1588-1649).

Questo saggio identifica il palazzo in quello, adiacente la Curia Innocenziana, fatto costruire dal cardinale Domenico Toschi a partire dal 1617, appartenuto alla famiglia Guidi di Bagno dal 1622, ai padri Trinitari della Missione dal 1659, e infine alla Camera dei Deputati; ne delinea le poco note fasi costruttive seicentesche, e chiarisce l’effettivo ruolo svolto in esse da Borromini. In questo contesto vengono messi in luce gli apporti di Francesco Peparelli, come architetto del primo nucleo del palazzo, realizzato tra il 1618 e il 1621, per conto del cardinale Toschi, e di Carlo Rainaldi, come probabile autore di due progetti di ampliamento per conto dei padri della Missione, uno realizzato nel 1664-66, e l’altro rimasto irrealizzato, riferibile al 1676.

Allo stesso Alfonso Gonzaga vengono riferiti tre disegni di Borromini per una cappella privata, conservati presso la Kunstbibliothek di Berlino. Questi disegni consentono di ricomporre gli elementi essenziali di un progetto, finora sconosciuto, che anticipava alcune soluzioni adottate a scala più ampia nel tiburio della chiesa di Sant’Andrea delle Fratte.


Parole chiave


Francesco Borromini; architetto; professione; corporazione; Accademia di San Luca; architetti ticinesi; capomastri ticinesi; Roma; Carlo Maderno; Gian Lorenzo Bernini

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