Il «discorso per immagini» di Superstudio: dal Monumento Continuo alla Supersuperficie, 1968-1971

Beatrice Lampariello

Abstract


Con il biglietto di auguri natalizi del 1968 in forma di manifesto, Superstudio inaugura quella produzione di fotomontaggi destinata a rendere celebre il gruppo. È pero in occasione del concorso dedicato al tema Architettura e Libertà, indetto nel 1969 dalla Biennale Trinazionale di Graz, che il fotomontaggio diventa per Superstudio lo strumento grafico privilegiato per la costruzione di un «discorso per immagini», una narrazione nella quale relazioni di progetto e forme tradizionali della rappresentazione architettonica vengono sostituite da immagini raffiguranti enigmatici volumi, apparentemente privi di funzione e disponibili a molteplici interpretazioni. Rispetto alle analoghe e contemporanee immagini prodotte, tra gli altri, da Yona Friedman e Archigram, i fotomontaggi di Superstudio non intendono conferire veridicità a futuristiche visioni urbane e territoriali. Gli impenetrabili solidi, concepiti al di là di ogni programma o logica strutturale, sono espressione di una razionalità assoluta e di quell’ordine che Superstudio ricerca sin dalla sua fondazione per allontanare crisi e incertezze dell’epoca contemporanea.

Le tecniche grafiche utilizzate dal gruppo per le proprie rappresentazioni evolvono nel corso degli anni e vengono modificate per ottenere effetti diversi, tutti comunque orientati alla costruzione di un forte realismo ambientale, il più lontano possibile da suggestioni fumettistiche o di sorpresa. Così attraverso il «discorso per immagini» di Superstudio e la sua evoluzione tecnica, diventa eloquente il percorso teorico del gruppo che, dopo aver immaginato una nuova forma di occupazione del suolo configurata quale monumentale struttura lineare infinita che traversa città e paesaggi vergini - il Monumento continuo -, mette in scena la dissoluzione dei limiti convenzionali dell’architettura, per procedere verso una sua rifondazione «non fisica». Del resto, l’«allegra morte dell’architettura non dovrebbe far paura a nessuno: è molto che ci prepariamo, distaccandoci sempre più dalla fisicità della costruzione», come rivela uno dei membri del gruppo nel 1971.

Parole chiave: Superstudio, fotomontaggio, «discorso per immagini», Monumento Continuo, Supersuperficie


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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR028

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