Le metafore della costruzione nella poetica antica

Giovanni Lombardo

Abstract


L’analogia tra l’attività del poeta e l’attività del fabbro o del costruttore caratterizza le origini dell’estetica occidentale e la definizione dell’idea di kósmos in quanto struttura ordinata ai fini di un effetto di bellezza. Se la metafora del poeta-fabbro si riscontra solo a partire dal V sec. a.C., la metafora del poeta-architetto o carpentiere risale addirittura alla fase indoeuropea.

Già i poeti arcaici (Omero, Esiodo, Pindaro etc.) descrivono il loro modo di procedere attraverso il paragone con le tecniche della carpenteria navale e della costruzione degli edificî: questo paragone si applica tanto alla produzione quanto alla ricezione del testo, giacché serve a illustrare sia l’assetto strutturale, sia gli effetti emotivi e illusionistici di un’opera.

In età classica, il paragone si ritrova, in una forma più diffusa ed esplicita, nei trattati di retorica che si occupano di composizione stilistica, elaborando dottrine destinate a influenzare la precettistica vitruviana. La fortuna plurisecolare del confronto tra la poesia e l’architettura è peraltro dimostrata dal ruolo che l’idea composizione assume non solo nelle poetiche medioevali (per es. in Dante) e rinascimentali ma anche nelle riflessioni dei poeti contemporanei (per es. Pound, Valéry).


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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR007

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ArcHistoR è una rivista open access e peer reviewed (double blind), di Storia dell’architettura e Restauro, pubblicata dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria. La rivista ha cadenza semestrale. È una rivista di Classe A (ANVUR) per l’Area 08 - Ingegneria civile ed Architettura, settori C1, D1, E1, E2, F1.

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