Le metafore della costruzione nella poetica antica
Abstract
L’analogia tra l’attività del poeta e l’attività del fabbro o del costruttore caratterizza le origini dell’estetica occidentale e la definizione dell’idea di kósmos in quanto struttura ordinata ai fini di un effetto di bellezza. Se la metafora del poeta-fabbro si riscontra solo a partire dal V sec. a.C., la metafora del poeta-architetto o carpentiere risale addirittura alla fase indoeuropea.
Già i poeti arcaici (Omero, Esiodo, Pindaro etc.) descrivono il loro modo di procedere attraverso il paragone con le tecniche della carpenteria navale e della costruzione degli edificî: questo paragone si applica tanto alla produzione quanto alla ricezione del testo, giacché serve a illustrare sia l’assetto strutturale, sia gli effetti emotivi e illusionistici di un’opera.
In età classica, il paragone si ritrova, in una forma più diffusa ed esplicita, nei trattati di retorica che si occupano di composizione stilistica, elaborando dottrine destinate a influenzare la precettistica vitruviana. La fortuna plurisecolare del confronto tra la poesia e l’architettura è peraltro dimostrata dal ruolo che l’idea composizione assume non solo nelle poetiche medioevali (per es. in Dante) e rinascimentali ma anche nelle riflessioni dei poeti contemporanei (per es. Pound, Valéry).
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PDFDOI: https://doi.org/10.14633/AHR007
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Copyright (c) 2014 Giovanni Lombardo
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ISSN 2384-8898
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