La committenza di Pio VI a Subiaco. Giulio Camporese e l'appartamento nella Casa della Missione

Marco Pistolesi

Abstract


Nel 1775 il cardinale Giovanni Angelo Braschi, commendatario dell’Abbazia Sublacense, divenne papa col nome di Pio VI; poco dopo la sua elezione, diede inizio ad un’imponente opera di rinnovamento urbanistico ed edilizio della cittadina laziale. Tra i lavori meno noti, un intervento nella Casa dei Padri della Missione, che conteneva un appartamento riservato agli abati commendatari, che veniva ampliato, ristrutturato e messo in comunicazione con la sottostante cappella, grazie ad un’apertura nella volta di copertura. L’opera comprendeva anche un pregevole ciclo pittorico, già noto ai repertori artistici e attribuito a Liborio Coccetti, pittore prediletto del pontefice. L’intervento è qui posto in relazione con un progetto non realizzato, recentemente rinvenuto da Jörg Garms e attribuito a Pietro Camporese, per l’erezione di una nuova chiesa annessa alla stessa Casa della Missione. Le riflessioni che ne conseguono consentono di proporre per l’intervento sull’appartamento un’attribuzione a Giulio Camporese, primogenito di Pietro, figura poco indagata dell’architettura romana del tardo Settecento, nella fase di transizione tra tardo-barocco e neoclassicismo.  

 


Parole chiave


Casa della Missione, Subiaco, Giulio Camporese, neo-cinquecentismo.

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DOI: https://doi.org/10.14633/AHR058

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Copyright (c) 2017 Marco Pistolesi

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