Il “Medioevo” dell’Ottocento
Abstract
ll presente saggio breve, trascrizione della relazione introduttiva tenuta dal professor Lucio Villari in occasione della Giornata di Studi “La nostalgia delle origini. Viollet-le-Duc e la percezione del Medioevo nell'Ottocento” (Università Mediterranea di Reggio Calabria, 7 maggio 2014), si confronta con il profondo rapporto tra il pensiero del famoso architetto francese e il pensiero medievale. Quando si parla di Viollet-le-Duc, infatti, è necessario dimenticare il termine “restauro” per un istante, guardando all'architetto francese nella più ampia prospettiva della struttura filosofica nella quale inquadrava i suoi lavori, nei quali la razionalità del passato era richiamata sia per la razionalità del presente che del futuro dell'architettura. Viollet scelse il Medioevo come periodo di riferimento per il proprio approccio – applicabile a qualsiasi altro periodo storico – per due ragioni principali, di tipo culturale e politico. Dal punto di vista culturale, sia il Medioevo che il Romanticismo hanno rappresentato, infatti, due grandi avanguardie, poiché in entrambi i casi avvenne una rottura dei linguaggi estetici tradizionali. Dal punto di vista politico, invece, attraverso i Comuni, nel diciannovesimo secolo era possibile guardare al Medioevo come 'la madre e il padre' della storia europea. Questa percezione era fortemente sentita in Italia, ma ancora di più in Francia dove, dopo le guerre napoleoniche, il Medioevo era avvertito come la 'vera' storia del paese. Attraverso il riferimento ad alcuni intellettuali, tra i quali Victor Hugo, Jules Michelet, Simon de Sismondi e Charles Baudelaire, Villari dimostra come Viollet-le-Duc sia stato uno dei pochi a intravedere la continuità tra passato e presente, sviluppando una nozione di Medioevo inteso come “il tempo e il luogo” di origine della libertà moderna.
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Copyright (c) 2017 Lucio Villari
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ISSN 2384-8898
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